lunedì 5 novembre 2007

L'EDUCAZIONE DEL GATTO

LA PRIMA COSA DA FARE
Quando si riceve un micio, per prima cosa che é da fare gli si deve insegnare a fare i suoi "bisogni" sempre nel medesimo posto(di solito ci sono le vaschette con una specie di sabbia che i deve comprare, cio si chiama la lettiera . E’ sorprendente come i gatti apprendano subito questo comportamento. Si tratta infatti di animali molto puliti che tendono a ricoprire accuratamente le tracce della loro presenza. In natura, sono soliti defecare e urinare in luoghi tranquilli, non usati a tale scopo da altri gatti e dotati di un fondo morbido, a base di terriccio o di sabbia. In casa dovremmo provare a ricreare questo ambiente. La lettiera, quindi, deve essere sistemata in un angolo appartato e riempita con uno strato abbastanza spesso di materiale assorbente(una specie di sabbia grassa). Al gatto, infatti, piace affondare le zampe per scavare e poi ricoprire l 'escremento fatto. Se sono presenti più gatti è preferibile che ognuno abbia la sua cassettina.
Può capitare, però, che Micio faccia i suoi bisogni al di fuori della lettiera. In tal caso, è necessario "correggerlo" con l’ausilio di vari espedienti. In genere è sufficiente sgridarlo con un secco "No!" . Essendo, infatti, animali abitudinari, i gatti tornano nei posti già frequentati. Nel frattempo, si possono proteggere mobili e oggetti avvolgendoli con fogli di plastica.
Nel primo caso, la lettiera potrebbe non essere sufficientemente pulita: i residui vanno rimossi quotidianamente dalla sabbia e occorre lavare la cassetta almeno ogni due settimane, usando possibilmente prodotti a base di candeggina. E’ assolutamente sconsigliato, invece, l’utilizzo dell’ammoniaca, il cui odore è simile a quello dell’urina del gatto, e quello di sostanze profumate che il nostro amico a 4 zampe, in genere, non apprezza. Bisogna, inoltre, offrire al micio la possibilità di scegliere il materiale assorbente che più gradisce: sabbia, grani, segatura etc. Se il problema persiste, la causa può essere lo stress, dovuto, a sua volta, ad un cambiamento di domicilio o all’arrivo di un nuovo ospite, sia esso un altro gatto o un cane o una persona. Si può allora tentare la tattica dell’isolamento: confinare cioè il gatto, quando non lo si può controllare, in uno spazio ridotto, ma sufficientemente grande da contenere la sua cuccia, le ciotole dell’acqua e del cibo e la lettiera. Un trasportino per cani può fare al caso. Qui dentro, Micio dovrebbe imparare a far uso del suo "water". La mancanza di risultati positivi può, infine, far pensare all’insorgenza di malattie renali o di infezioni alle vie urinarie. In tal caso, è opportuno recarsi dal veterinario.

Il "TIRAGRAFFI"

Affilare le unghie è per i gatti un comportamento naturale e sano. Li aiuta a rimuovere gli strati vecchi dei loro artigli e a svilupparne di nuovi, più resistenti. Inoltre, "farsi le unghie" sul tronco di un albero, come succede in natura, è un modo di far palestra, facendo lavorare i muscoli delle zampe e quelli posizionati ai lati della colonna vertebrale. Infine, al pari dell’urina che viene lasciata colare per marcare un determinato territorio, le ghiandole dei cuscinetti delle zampe emettono secrezioni che servono al medesimo scopo.
Capita così che mobili, divani, tappeti e tende siano presi di mira dai nostri amici a 4 zampe che oltre a divertirsi, sfogano, in tal modo, un bisogno naturale. Le punizioni sono poco efficaci, visto che è l’istinto a guidarli e non la volontà di farci un dispetto. La soluzione invece può venire dal cosiddetto "tiragraffi", acquistabile in un qualunque negozio di prodotti per animali o reperibile in natura nelle vesti di un pezzo di corteccia o di legno, (preferibilmente legno di ulivo, che sembra essere quello preferito dai nostri beniamini). E’ opportuno, inoltre, posizionarlo in maniera che il gatto ne sia attratto, considerando che Micio predilige gli oggetti sporgenti e verticali fatti di stoffa (si pensi agli angoli di divani e poltrone).
Ma come fargli capire che solo lì deve "graffiare"? Innanzitutto, è un buon accorgimento quello di sistemare il "tiragraffi" vicino alla sua cuccia: il gatto, infatti, ama "farsi le unghie" non appena si sveglia. Il fatto poi che sia attratto dall’odore che lascia sugli oggetti, dovrebbe far sì che persista in questa abitudine. Nel caso ciò non bastasse, è necessario strofinare delicatamente le sue zampe proprio sul "tiragraffi".
Nel frattempo, è possibile preservare l’arredamento con fogli di plastica o di alluminio e sgridarlo con il solito secco "No!" quando è colto sul fatto.Nel caso che il nostro amico persista nella sua attività di distruzione del mobilio, è possibile tentare di correggere il suo comportamento utilizzando delle tecniche che spesso e volentieri ci permettono di raggiungere lo scopo prefissato. Uno degli espedienti maggiormente usati, consiste nel mettere in equilibrio precario (come ad esempio il bracciolo del divano), in prossimità del luogo dove il gatto va a farsi le unghie, degli oggetti pesanti, tipo volumi di libri e ciotole di plastica.Quando il Gatto si aggrappa al divano, causa la caduta del volume.In genere lo spavento per quel rumore improvviso, dissuade il gatto dal ripetere l'azione.Un secondo espediente, consiste nel bagnargli con piccole quantità di acqua, il muso nel momento in cui compie il fatidico gesto, vedrete che dopo una o due volte, capirà che il divano non è un posto a lui congeniale per grattarsi le unghie. Ovviamente, per fare questo, è necessario coglierlo in "flagranza di reato". Espediente poco congeniale per chi passa la maggior parte della giornata fuori casa.
E’ una buona abitudine, infine, quella di tagliarli regolarmente le unghie per evitarne una crescita eccessiva.

Il RICHIAMO

L’indipendenza del gatto è proverbiale. Tanto che proprio la sua autonomia e quell’indifferenza che a volte mostra nei confronti dei comandi del padrone destano, in alcune persone, una particolare antipatia. Il gatto, perdipiù, è fondamentalmente pigro ma non sempre, e nello stesso tempo, dotato di una forte e fiera personalità. Tutti questi tratti caratteriali ne fanno un animale difficilmente addestrabile (senza per questo nulla togliere alla sua capacità di donare affetto e compagnia). A differenza del cane, il gatto non si volta sempre quando viene chiamato per nome, né si effonde in manifestazioni di benevolenza se in quel momento non gli va. Si potrebbe dire che Micio assume un atteggiamento di superiorità nei confronti del nostro orgoglio e del nostro vano piacere di essere obbediti. Non è meno intelligente del cane, ma, semplicemente, refrattario per indole alla sottomissione.
Tuttavia, gli si possono insegnare determinati comportamenti e associare poi questi ad un comando. A tale scopo, il cibo è la più efficace merce di scambio. La fame, infatti, è associata all’istinto di sopravvivenza, ragione per cui il gatto apprende subito il rumore di quando apriamo la scatola della sua pappa, il barattolo dei croccantini, lo sportello del frigorifero o della dispensa dove teniamo il cibo a lui destinato. Una volta giunto nel luogo da cui proviene il fatidico richiamo, e mentre ci sta guardando, si può tentare di introdurre il comando prescelto, ad esempio la frase con cui vorremmo che corresse da noi ogni volta che la pronunciamo. Lo si deve quindi premiare con un bocconcino, in modo che Micio associ al comando la piacevole ricompensa.

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